..Shibumi allude a una grande raffinatezza sotto apparenze comuni. E’ un’affermazione così precisa che non ha bisogno di essere ardita, così acuta che non dev’essere bella, così vera che non deve essere reale. Shibumi è comprensione più che conoscenza. Silenzio eloquente nel modo di comportarsi, è modestia senza pruderie. Nell’arte, dove lo spirito di shibumi prende la forma di “sali”, è elegante semplicità, articolata brevità. Nella filosofia, dove shibumi emerge come “wabi”, è una serenità spirituale non passiva; è essere senza l’angoscia del divenire. E nella personalità di un uomo, è…come dire? Autorità senza dominio? Qualcosa del genere
Trevanian, Shibumi
Non credo ci siano parole più precise per descrivere ciò che ho trovato durante il mio viaggio in Giappone.
Più che “trovato”, in realtà, si tratta dello spirito che ho percepito nelle persone, gustato nei cibi e sorseggiato nel te, respirato nei templi nascosti nella natura ed in cui mi sono immersa negli onsen a pochi passi dal mare.
Nel libro Un’Eredità D’Avorio e Ambra Edmund De Waal scrive che: ” Il Giappone inizia dove termina il frastuono della città”.
Tokyo, però, “sa essere davvero silenziosa” ed offrire inaspettatamente scorci e luoghi puri ed incontaminati che creano un inedito ed armonico equilibrio con luci, megaschermi, costruzioni avvenieristiche mentre una folla ininterrotta di persone si dilegua nel silenzio a distanza di qualche viuzza in salita.
Se la mia conoscenza delle calzature giapponesi si esauriva con i geta di legno laccato che è buon uso indossare all’ingresso di alberghi e locali, Kyoto e Nara mi hanno ricordato che sono le tabi shoes le calzature tipiche del Sol Levante anche se in Occidente sono conosciute più che altro come modello iconico che Maison Martin Margela creò a partire dal 1989.
A Kyoto si possono vedere indossate comodamente da persone comuni, spesso come parte della divisa di operai, giardinieri e degli shafu che tirano i rischiò a due ruote, quasi fossero scarpe da lavoro tradizionali.
Il negozio Tabi-ji di Nara propone rivisitazioni moderne e sportive oltre alle immancabili e fondamentali calze con le dita separate: io ho scelto il modello Nanten di colore blu. 🙂
Dovevo andare al Dover Street Market di Ginza per scoprire i sandali rosa del finlandese Achilles Ion Gabriel, mentre davanti alle vetrine delle celebri perle Mikimoto, ho sorriso per l’esclusiva collaborazione con Ladurée…
L’amore dei Giapponesi per Parigi è palpabile in molti dei ristorantini e delle piccole boutique “alla francese” disseminati a Shibuya e dintorni. Mentre il negozio Restir a Roppongi sembra la versione squisitamente orientale di Colette, in boutique come Muse de Deuxieme Classe a Omotesando, il gusto europeo viene declinato al meglio se abbinato ad un marchio orientale come nel caso dei sandali Toga Pulla, della stilista Yasuko Furuta.
Perdendosi nelle vie a ridosso di Omotesando Hills, può capitare di imbattersi in negozi curiosi come Tokyo Bopper, le cui scarpe del marchio Belly Button sembrano uscite direttamente da un cartone animato e vanno indossate rigorosamente con i calzini bianchi!
Sono tornata a più riprese ad Aoyama ed ogni volta è stata una nuova sorpresa: pochi altri quartieri al mondo sono così interessanti per lo shopping…
Il primo giorno si è trattato di ammirare le costruzioni che i migliori architetti del mondo hanno realizzato per i grandi nomi della moda: se il building più iconico continua ad essere quello di Prada, il mio preferito è quello di Chloè, mentre la recente inaugurazione di Miu Miu e Stella McCartney vale più di una passeggiata…
Le volte successive mi sono addentrata nelle stradine adiacenti, fresche e colorate, al cui interno piante e fiori si fondono con abiti ed accessori meravigliosi: è così che mi sono imbattuta nelle calzature di Hender Scheme, marchio del designer Ryo Kashiwazaki che realizza dei capolavori in pelle morbidissima, come queste sneakers con suola in cuoio…
…o al Super A Market di Aoyama dove tutto è casualmente perfetto!
L’ultimo pomeriggio mi sono fatta coccolare nella SPA di Three Cosmetics, marchio di skincare il cui nome si riferisce alle tre parole chiave della sua filosofia: naturale, onesta e creativa.
Da Antianti Organics ho poi scelto una delle fragranze dei loro profumi 100% naturali…
..ed infine mi sono ristorata prima con un centrifugato al Nomu Cafe, dove il danese Nicolai Bergmann crea le sue incredibili composizioni floreali e poi con un te verde all’albicocca all’ Aoyama Flower Market Tea House: un paradiso.
Una delle librerie più belle mai viste..? La Tsutaya Books sulle colline di Daikanyama: tutti i libri che desideravo e anche quelli che non sapevo ancora di volere!
Gli abiti più interessanti? Quelli di Tae Ashida nella sua boutique sempre a Daikanyama e soprattutto di Tsumori Chisato: colorati e divertenti.
Poi c’è l’amore per i gatti, per il silenzio, il gusto minimalista ante litteram e la semplicità che è frutto di studio e riflessione…tutto questo e molto altro mi hanno spinta a partire e convinta a ritornare al più presto.