Da Pagina99 29/03/2014
L’uscita nelle sale del film biografico dedicato alla figura di Yves Saint Laurent è stata accompagnata da un coro unanime di ottime recensioni.
Dopo: “ L’Amour Fou” di Pierre Thoretton, spetta alla pellicola interpretata da Pierre Niney rendere omaggio ad uno dei più celebri creatori di moda del XX secolo.
Ripercorrendo i momenti salienti della carriera dello stilista francese, che a soli diciassette anni divenne direttore creativo della Maison Dior, non si può fare a meno di constatare come le sue straordinarie intuizioni abbiano cambiato profondamente il corso della moda, elevandola a titolo di arte maggiore.
Nella sua costante ricerca di innovazione, Saint Laurent donò al guardaroba di ogni donna capi allora considerati prettamente maschili come il trench, il blazer, la sahariana e su tutti Le Smoking, nato nel 1966.
Per chi pensa che il binomio arte-moda sia una novità delle ultime stagioni, il film sottolinea come l’eterno enfant prodige dell’ haute couture fu il primo a rendere omaggio ai maestri della pittura del ‘900 con abiti rivoluzionari ed estrosi, sui quali rivivevano le opere di Picasso, Matisse, Mondrian e molti altri…
Ma sono principalmente le contaminazioni etniche e folcloristiche che hanno reso le sue creazioni uniche e meravigliose, sintesi di un attento rigore formale permeato di tessuti esotici e colori variopinti.
Se la sfilata Russian Ballet del 1976, i cui modelli più iconici compaiono nelle scene finali del film, entrò negli annali della moda, le sue collezioni avevano il sapore lontano dell’ India, della Cina e dell’Africa che si tradusse anche nella scelta avvenieristica di volere sulle passerelle le prime mannequin di colore.

Multicolor feather coat, chiffon dress with tiger print. Fall-Winter 1990. Foundation Pierre Bergé-Yves Saint-Laurent
Basta dare un’occhiata alle proposte di Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli di Valentino per la primavera 2014 o agli show evento Mètiers D’art di Karl Lagerfeld per Chanel, per rendersi conto che la lezione di Saint Lauren è più che mai viva ed attuale. Esotismi e riferimenti artistici, rivisitazioni di capi iconici e giochi d’identità sono il leitmotiv delle sfilate da Parigi a New York passando per Londra e Milano, oggi come quarant’anni fa…
La modernizzazione della figura femminile passò anche attraverso l’intenso legame con l’Algeria in cui Yves nacque ed iniziò a creare, e con Marrakesh, dove la villa Majorelle, acquistata insieme al compagno Pierre Berge, simboleggiò non solo il luogo di fuga dalla frenetica vita parigina e di ristoro dall’incombente depressione, ma anche un nucleo di ispirazione e confronto con i protagonisti della scena culturale dagli anni ’70 in poi.
E’ ancora una volta il film di Jalil Lespert a ricordarci che quello di Yves Saint Laurent fu il primo marchio che rese popolare il pret-a-porter,: con l’apertura della boutique Rive Gauche a Parigi nel 1966, la moda, da sempre elitaria ed autoreferenziale, divenne più accessibile.
Soltanto attraverso l’analisi e la conoscenza dei talenti che hanno fatto della moda la loro unica ragione di vita, si può davvero comprendere come questa sia lontana dal luogo comune che la considera un diletto superficiale ed inutile, ma, al contrario, abbia un ruolo fondamentale nella cultura e nell’economia di un paese, possa essere simbolo e testamento di una nazione, raccontandone l’essenza più profonda.
Elisabetta Baou Madingou